Il bisogno di crescere attraverso il gioco

Davvero magistrale il lavoro che Desmond Morris ha svolto con il suo libro La scimmia nuda. Si presenta come un vero e proprio studio zoologico sull’animale uomo, divertente e al tempo stesso molto scientifico. Un’opera veramente ispirata.

Da questo libro traggo quindi il filo logico principale, aggiungendo ovviamente corrispondenze con il tema della tesi.

I primi esempi di gioco avvengono come bisogno di sicurezza. Morris esplora molto in profondità i comportamenti del bambino, perciò per eventuali (e fondamentali) approfondimenti rimando alla sua opera. Io invece comincio con l’evidenziare che il gioco deriva principalmente dalla risata, che è una forma di autosicurezza che il bambino molto piccolo si impone, inizialmente per “rassicurare” la madre, dicendo a modo suo che non c’è alcun pericolo e che lei può iniziare a giocare anche con una certa energia senza farlo piangere. I primi motivi di riso dei bambini sono il gioco del cucù, sentire battere le mani, sentirsi cadere e risollevare sulle ginocchia. In seguito anche il solletico diventa molto importante. Questi sono tutti stimoli “violenti” ma sempre attuati dai genitori “protettori”, quindi da una fonte sicura. Ben presto però i bambini impareranno a provocarli, nascondendosi oppure rincorrendosi, apposta per provare “l’emozione” di essere scoperti o acchiappati. Ritornando sui miei passi, devo ricordare che Callois si batteva per culturalizzare le persone – convinte che l’agon fosse l’unico tipo di gioco accettabile – a favore di tutte le altre sue categorie. Lo appoggio pienamente, perché riflettendoci bene questi primi giochi infantili che ho elencato fanno tutti parte della categoria ilinx.

Un altro elemento fondamentale è quello della curiosità e dell’esplorazione. Da bambini si rimane sempre meravigliati per ogni novità e generalmente ci si incuriosisce di molte cose. Insomma, il mondo è fatto apposta per essere scoperto.

Nel caso dell’animale uomo, diversamente da tutte le altre specie, la curiosità infantile si rafforza e si estende con la maturità. Ogni domanda a cui rispondiamo ci porta ad una domanda successiva.

Quando il bambino è molto piccolo, il suo gioco sociale è rivolto soprattutto verso i genitori, ma col passare del tempo il suo interesse si sposta verso i bambini della sua età. Il bambino diventa così membro di un “gruppo di gioco”. Si tratta di un momento molto importante per il suo sviluppo, perché ha effetti duraturi nella crescita e nella vita dell’individuo. “Un adulto che si avvicina alla musica per la prima volta, […] la potrà trovare difficile ma non impossibile. Invece un bambino che è sempre stato tenuto lontano dai contatti sociali, come membro di un gruppo di gioco, da adulto troverà sempre gravi ostacoli nei rapporti sociali.”

Desmond Morris

Le prime esplorazioni in campo ludico avvengono in maniera molto materiale: si rimane sempre affascinati dai giocattoli nuovi. Si afferrano, si sollevano, si fanno cadere, si torcono, si sbattono e via così. Il piacere di sbattere gli oggetti è il risultato che si ottiene: i preferiti sono quelli che producono maggior rumore con uno sforzo minimo. Interessanti sono anche quelle palle che rimbalzano molto in alto appena vengono lanciate, i palloni che attraversano velocissimi una stanza appena vengono toccati, la sabbia che si modella facilmente, i giocattoli con le ruote che viaggiano grazie ad una piccola spinta.

Vediamo adesso l’arte moderna. Ora che ci siamo “sbarazzati” dell’obbligo a riprodurre la realtà, compito ormai egregiamente svolto dalla fotografia, troviamo molti risultati di sperimentazione, con forme difficilmente riconoscibili e talvolta molto semplici che ai più fa sempre scappare le esclamazioni: «Ma questo lo so fare anch’io» o ancora «Sembra quello scarabocchio di mio figlio piccolo». Costoro si sorprenderebbero scoprendo quanto siano vicini alla verità. Si tratta sempre di stupore e sperimentazione. Il bambino piccolo – dice Morris – messo per la prima volta a contatto con carta e matita, non si trova in una situazione promettente. Il meglio che possa fare è sbattere ripetutamente la matita sul foglio. Ma il picchiettio produce qualcosa in più del semplice rumore: lascia anche un segno visivo. Il bimbo, deliziato, dapprima rimane stupefatto della scoperta, poi ci riprova nuovamente, più sicuro. In breve tempo il foglio sarà ricoperto di scarabocchi. Potendo scegliere, il bambino preferirà le matite colorate alla matita normale, oppure i gessetti e gli acquerelli, perché scorrendo sul foglio danno un’impressione visiva più intensa.

Anche la scrittura – che deriva direttamente dal disegno – e l’espressione verbale si sono sviluppate naturalmente come forma di comunicazione. L’elaborazione dei “nostri grugniti e guaiti ancestrali in un complesso discorso simbolico ci ha dato la possibilità di sederci e ‘giocare’ con i pensieri presenti nella nostra testa e di comporre le parole per nuovi scopi come ‘giocattoli estetici e sperimentali’ ”.

Facevo notare che, come con il giocattolo e la matita, i primi esperimenti dei bambini sono le possibilità di percussione degli oggetti che li circondano. Il tambureggiamento è la forma più diffusa di espressione musicale. Crescendo non ci limitiamo ad un semplice ritmico tamburellare, ma siamo in grado di elaborare ritmi multipli e complessi, variando ritmo e tono. Inoltre produciamo suoni anche soffiando in cavità vuote, pizzicando e raschiando pezzi di metallo, oltre che cantando.

Ora il movimento: sempre secondo Morris lo sviluppo della ginnastica è in stretto rapporto con la danza. Le manifestazioni fisiche a carattere ritmico sono comuni nei giochi dei bambini. Crescendo ne esploriamo completamente le possibilità e nella vita adulta le elaboriamo in molte e complesse forme di sport e di esercizi.

In tal modo possiamo continuare in tutti i campi, pittura, scultura, disegno, musica, canto, danza, ginnastica, giochi, sport, scrittura e discorso, ad usare per tutta la vita e fino a nostra completa soddisfazione complesse e differenziate forme di esplorazione e di esperimento.

Desmond Morris

Attraverso un complicato addestramento, siamo in grado di sensibilizzare la nostra reattività verso l’immensa possibilità di esplorazione che queste occupazioni possono offrirci. Queste quindi appaiono come prolungamento nella vita adulta delle forme di gioco infantile o come una sovrapposizione delle “regole di gioco” sui sistemi adulti di informazione-comunicazione.

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