Un po’ ispirato dalle illuminanti dirette di Kenobit mentre ospitava l’illustre Paolo Paglianti per parlare di Ultima mentre giocano a Ultima IV (Il video su YouTube) e Ultima VII (non solo una ma ben due volte, sempre su YouTube), un po’ perché Desolation Stone mi ha consigliato di recuperare il libro Through the Moongate di Andrea Contato, e ancora un po’ perché sto preparando un seminario, sono precipitato nel vortice di questa saga con tutte le scarpe.
Mi sono preparato adeguatamente per affrontare la mia missione per diventare Avatar, eh! Ho studiato la storia di Britannia, proprio come richiesto dall’incipit del gioco, ho letto le descrizioni dei mostri per capire quali fossero quelli realmente malvagi e ho dato un’occhiata alla guida turistica delle città.

Perché Ultima IV del 1987[1], il titolo col quale ho scelto di cominciare, disponibile gratuitamente su GOG.com, tra l’altro, richiede una piccola preparazione prima di lanciarsi nell’esplorazione.
Innanzitutto è figlio della propria epoca, con una grafica che definire oggi antiquata è un eufemismo e reduce delle avventure testuali molto in voga negli anni Settanta e Ottanta, ricche di descrizioni e inserimento di comandi tramite parser, forse l’esperienza più vicina ai giochi di ruolo classici narrativi. C’è da dire che l’aspetto visivo così asciutto e semplificato in realtà restituisce gran fascino a mio parere. Trovo che sia un ottimo trampolino per lavorare di fantasia. Dove mancano i pixel interviene l’immaginazione del giocatore, proprio come in una sessione di gioco di ruolo tradizionale.
Per chi desiderasse un aspetto più pulito può puntare alla versione per Sega Master System, oppure addirittura quella per NES. Entrambe hanno delle semplificazioni dovute alla mancanza di tastiera su console. Per usare solo la croce direzionale e due pulsanti occorre eliminare il parser e suggerire le risposte attraverso un menù. Inoltre è sufficiente avvicinarsi alle scale e le porte per salire o aprirle, azione che su computer invece è affidata a un tasto. La versione NES vede anche grafica e menù completamente ridisegnati e nuove tracce musicali più simili al sapore dei GDR giapponesi.
Il giusto equipaggiamento
Per affrontare l’avventura mi sono attrezzato esattamente come se avessi acquistato il gioco all’epoca. GOG.com fornisce infatti tutto ciò che un tempo era presente nelle ricchissime scatole dei bei vecchi giochi. Un po’ per necessità pratica, dato che ogni bit negli anni Ottanta era preziosissimo, e un po’ per facilità di consultazione, Ultima IV è corredato da libretti sulla storia del mondo e sugli incantesimi con relativi reagenti per realizzarli, informazioni su città, dungeon e mostri, oltre a una bella mappa di tessuto. Tutte cose che non potevano essere inserite nei menù di gioco e che nel loro insieme aiutano il giocatore a immedesimarsi ancora di più nell’avventura fornendogli oggetti tangibili che possono essere anche consultati lontano dal monitor.

Ovviamente GOG.com, fedele al proprio DNA come faceva fin dagli albori, fornisce tutti questi supporti in PDF che possono essere consultati direttamente dal computer passando dalla finestra di gioco alla cartella dei documenti, oppure possono essere salvati su un tablet a parte per essere consultati più facilmente, o ancora qualche folle come me potrebbe stamparli per provare almeno in parte anche l’esperienza lontano dal computer.
Ho stampato tutto il materiale, eccetto il libro delle magie, con quattro pagine per foglio, solo bianco e nero, fronte e retro. È l’unica volta che mi sono lasciato andare a una follia simile. Nella vita quotidiana uso Tutanota per le email, Infomaniak per il cloud, questo sito è su un hosting green. L’ecologia è salva.
L’unicità di Ultima IV
Quello che sto trovando veramente interessante in Ultima IV è che sia incentrato soprattutto sulla crescita del personaggio anziché combattere un nemico in particolare. Sia chiaro: di battaglie ce ne sono a bizzeffe, ma il centro della vicenda è crescere lungo la via delle otto virtù per diventare un fulgido esempio da seguire, ovvero l’Avatar, valido nel doppio significato del termine, ovvero sia figura carica di significato spirituale, sia simulacro virtuale del giocatore.

Infatti, per quanto si tratti di un gioco di ruolo in tutto e per tutto, con esplorazione, creazione di un gruppo di guerrieri e raccolta di equipaggiamenti, all’inizio non si impostano delle statistiche o si sceglie una classe, bensì una cartomante porrà alcune domande associate alle otto virtù. In base alle risposte, più sincere possibile, verrà assegnata una classe con una virtù più spiccata. Durante il gioco bisognerà fare il possibile per mantenerla viva e coltivare anche le altre. In poche parole il personaggio è il giocatore stesso. Un concetto che verrà reso ancora più esplicito in Ultima VII.
Ogni azione e ogni comportamento nei dialoghi del gioco faranno crescere o diminuire le virtù, in maniera del tutto invisibile. L’unico modo per capire come proceda la Quest for the Avatar è andare a interrogare un indovino, un santone o qualcosa di simile, attraversando un’area mefitica che fa addormentare, nel castello di Lord British.
Dare una moneta a un mendicante, combattere solo i mostri malvagi, non avviare risse, così come segliere se rubare o meno da un forziere privato e gestire con attenzione le risposte nei dialoghi rendono il gioco più vivo di quanto possa sembrare a un primo sguardo.

Credo proprio che me lo gusterò con calma, perché ricordarsi i suggerimenti dati dai personaggi, esplorare il vastissimo mondo, tornare sui propri passi dopo una morte terribile richiede tempo, ma è molto soddisfacente. Fortunatamente ho seguito i consigli del Reference book, quando dice di tenere un diario di viaggio. Ho visitato giusto tre località, combattutto molto e reclutato un solo compagno su otto, ma ho già riempito di appunti tre fogli di blocco!
- Nota pignola: Ultima IV è stato rilasciato per la prima volta nel 1985 su Apple II. La versione per DOS che sto utilizzando ora ha acquisito il colore, che mancava in quella originale. [Torna al testo]